|
Il mito del Barone Rosso, al di là delle indubbie capacità e del coraggio del pilota, fu costruito per ragioni propagandistiche durante la guerra. La produzione di nuovi linguaggi, volti a generare consenso e motivazione attorno alla guerra, fu una delle novità del primo conflitto mondiale e l’immagine di Richthofen – l’asso dell’aviazione tedesca – fu ampiamente utilizzata dai propagandisti. Nell’ambito della costruzione di immagini che mescolassero tematiche vecchie e nuove, l’immagine del Barone Rosso divenne opposta e complementare a quella del feldmaresciallo Paul von Hindenburg. Questi, lasciato il servizio attivo nel 1911, allo scoppio della guerra fu richiamato per fronteggiare l'invasione russa della Prussia, cogliendo una grande vittoria a Tannenberg. Dopo questo trionfo Hindenburg divenne un eroe nazionale e Tannenberg un episodio centrale per la propaganda tedesca. Un impatto che derivava dal richiamo a una battaglia combattutasi nel 1410, nella vicina Grunwald, dove le truppe polacche e lituane sconfissero i cavalieri teutonici; nel corso della battaglia aveva inoltre perso la vita un antenato di Hindenburg. Il binomio Hindenburg-Tannenberg divenne uno dei più utilizzati nella propaganda bellica tedesca; esso andava a saldare la Grande Guerra – un conflitto moderno e tecnologico dove nella cruda realtà dei campi di battaglia c'era ben poco spazio per il romanticismo – a miti cavallereschi. Hindenburg, esponente della nobiltà prussiana e dalla fisicità marziale e teutonica, divenne la naturale icona della guerra tedesca contro i nemici slavi e orientali, colui che aveva riscattato la sconfitta di Grunwald di cinque secoli prima e salvato l'impero dalle armate zariste. In questo caso antico e moderno andavano a fondersi, dando profondità e continuità storica agli eventi in corso.
|